COVID-19, chiudere o non chiudere?

L’emergenza Coronavirus COVID-19 sta mettendo a dura prova in nostro Paese, una piaga partita da Lombardia e Veneto ed ormai già molto diffusa in tutte le regioni d’Italia, per non parlare a livello globale.

Il Governo non ha esitato e si è messo subito all’opera facendo controlli a tappeto e tamponi a chiunque presentasse anche solo il sospetto della malattia. Inizialmente etichettati come gli “untori d’Europa” si è poi appurato che il virus del ceppo di Codogno era figlio o meglio fratello minore del ceppo Tedesco.

Nei primi giorni di propagazione di COVID-19 abbiamo assistito a scene surreali, panico nelle borse (ancora oggi) e goliardia per le strade; giovani ed anziani uniti tutti dall’ideologia del “cosa vuoi che sia”. Abbiamo assistito ad assalti insensati ai supermercati, a razzie senza senso in stile “mors tua vita mea” ed al pressapochismo politico, personaggi di spicco che prima consigliavano di sostenere l’economia andando anche al bar per l’aperitivo e poi, a distanza di 3 giorni, urlavano ed invocavano la chiusura totale delle attività; non ultimo un parlamentare e sindaco locale il 26 febbraio alla Camera invocava misure restrittive ed un Commissario Straordinario come Bertolaso e poi, pochi giorni dopo, autorizzava una manifestazione di carnevale con centinaia di persone in piazza. Insomma, siamo di fronte ad una emergenza mai vista in Italia, epidemia che seppur con bassa mortalità in termini percentuali ha la principale problematica nella scarsa presenza sul territorio di reparti di terapia intensiva. Ora come non mai abbiamo capito la gravità dei tagli sulla Sanità fatti da Governi e Regioni, abbiamo capito la gravità dell’enorme trasferimento di risorse dal settore pubblico a privato.

Sui Social continuo a leggere di continue accuse rivolte agli addetti ai lavori, accuse che sono alimentate anche da proclami ed esternazioni senza senso letti sui giornali (anche esteri) dei soliti avvoltoi politici pronti a banchettare sui cadaveri invece che aiutare attivamente a tenere in piedi la baracca.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel discorso di ieri 11 marzo, discorso nel quale ha proclamato lo stato di Pandemia, ha fatto notare la capacità della Cina di fronteggiare l’epidemia ed ha pubblicamente elogiato 3 Paesi tra cui l’Italia nell’essere gli unici (unici al mondo) ad aver preso sul serio il virus ed aver messo in atto efficaci sistemi di prevenzione e contenimento.

L’Europa, per una volta, ha un paese da seguire che orgogliosamente si chiama Italia, prendiamone atto.

Nell’appuntamento con la diretta quotidiana il Premier Conte ha chiaramente indicato come la tutela della salute pubblica sia oggi l’obiettivo primario del Governo, obiettivo però che deve assolutamente andare a braccetto con altri diritti fondamentali come ad esempio il diritto al lavoro ed il diritto d’impresa.

Sfogliando i post su Facebook non posso far altro che notare come da ogni classe sociale si invochi la chiusura totale delle attività produttive, ma chiudere totalmente le attività produttive è la scelta corretta? Beh, la risposta è tutt’altro che semplice ma proviamo a ragionarci.

Iniziamo con il caso principale, la Cina. Ieri a Wuhan hanno dimesso l’ultimo paziente ricoverato in quello che verrà riconosciuto come l’ospedale dei record, dopo 70 giorni sembrerebbe non ci siano stati ulteriori contagi. Ma la Cina si è veramente fermata totalmente per il virus? Hanno chiuso tutte le attività? La risposta è una sola, NO, in Cina ha chiuso totalmente la regione di Hubei con la capitale Wuhan ed altre zone “rosse” dislocate nel paese, tutto il resto del territorio ha continuato a produrre. Nella regione dello Shejiang, per esempio, si è già avuto da alcuni giorni un cauto riavvio dell’operatività e dei servizi, scuole comprese, pur tenendo presente i periodi di quarantena della popolazione colpita.

Ma allora perchè in italia non blocchiamo tutta la Lombardia ed il Veneto e ci prendiamo 2 o tre settimane di pausa? La risposta va trovata prendendo in considerazione 2 dati, Lombardia e Veneto insieme superano il 30% del PIL nazionale, solo nella regione Lombardia il reddito medio procapite prodotto è di circa 37.000 euro annui, dato ben superiore ad intere nazioni come la Gran Bretagna. 

Cosa vuol dire in sintesi bloccare totalmente l’operatività della locomotiva dell’Italia?

In estrema sintesi se le aziende non producono o non portano a termine gli ordini in corso inesorabilmente perderanno gli incassi, i clienti si sposteranno verso altri stabilimenti/produttori, le aziende perderanno risorse economiche per garantire gli stipendi, non saranno in grado di pagare i fornitori e saranno inesorabilmente costrette, nella migliore delle ipotesi a licenziare o ad avvalersi in modo intensivo agli ammortizzatori sociali. Si scatenerà una crisi sistemica dove verranno coinvolti numerosi settori, aziende chiuderanno, aumenteranno le sofferenze bancarie, ci saranno misure più stringenti per erogare nuovo credito e le aziende rimaste in piedi ne soffriranno  comunque.

Per lo stato italiano, già duramente provato dal debito ed impossibilitato ad attuare politiche monetarie “proprie”, vorrebbe dire potenziale rischio default.

Ma allora la salute dell’economia è più importante della salute del popolo? 

La risposta è NO sicuramente, ma va garantita anche la salute dell’economia altrimenti, a virus debellato o controllato, lo Stato dovrà affrontare un problema sociale ben più ampio e grave dove tutti i settori saranno a rischio. 

Va garantita la salute pubblica, va garantita l’occupazione, va garantita la capacità produttiva dell’Italia.

Ma il Presidente del Consiglio, nell’annuncio delle ore 21.40 di ieri 11 marzo, ha calato la scure solo a metà, non ha preso in considerazione chi lavora nelle aziende, perchè? Perchè ci sono lavoratori di serie A e di serie B?

Il presidente Conte, nel mettere in atto e diffondere le proprie decisioni deve colloquiare e condividere le decisioni con i Governatori delle Regioni i quali si fanno direttamente carico di segnalare criticità con il Governo. Di concerto con i Governatori delle Regioni è stato deciso di tutelare i lavoratori garantendo risorse economiche per ammortizzatori sociali e studiando anche alternative come le una tantum per i lavoratori automi. Verranno stanziati circa 25 miliardi di euro a sostegno delle difficoltà sia dei privati che delle partite iva in genere. Verranno estese a tutti, comprese le piccole unità produttive, gli strumenti di CIG anche a chi ne ha già usufruito. Devono essere incentivati i sistemi di smart working, i congedi e le ferie anticipate, è reso d’obbligo per tutte le aziende attuare ogni possibile strumento di tutela del proprio personale. 

Il Governo sta cercando di mediare al meglio tra la salute personale e la salute dell’economia, saranno elargiti tutti gli strumenti necessari per sostenere l’una e l’altra, la Commissione europea sarà obbligata ad assecondare politiche di aiuto e sforamento del debito, non ci sono più scusanti, ora resta anche nella capacità degli imprenditori valutare tutte le misure disponibili e garantire la sicurezza dei propri dipendenti.

Altro fattore da tener ben presente, per tutti, è il periodo di incubazione della malattia di circa 14 giorni, ogni manovra che viene messa in atto ora probabilmente non produrrà gli effetti già da domani, non dobbiamo aspettarci che oggi si chiuda tutto e da domani l’epidemia si arresti, non sottovalutate questo aspetto.

Come vedete, senza entrare in inutili discorsi politici di parte che a me a questo punto poco interessa, il compito del Governo è veramente gravoso e bisogna prendere atto; ogni scelta sarà in questa fase dettata principalmente dal contenere il più possibile i danni presenti e soprattutto futuri. Abbiamo almeno il coraggio, chi può, di contribuire attivamente stando a casa, sono inutili i discorsi superflui della passeggiata nel parco o della boccata di aria fresca, state a casa! Non c’e’ altra soluzione, 14 giorni di incubazione non sono uno scherzo. Utilizzate gli spostamenti per le cose veramente essenziali, la spesa e la farmacia, il resto può attendere. 

Più stringiamo i denti ora e più sarà semplice ricominciare.

#iostoacasa



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